Gazzarra delle Artiglierie di S. Paolino

10 e 12 luglio 2022 ore 12:00 baluardo S.Donato

Era la mattina di un giorno di festa, un fragore assordante si stava levando dalle nuove fortificazioni da poco ultimate e orgogliosamente ostentate dalla piccola Serenissima Repubblica di Lucca. Era un succedersi potente e ritmato di colpi che si estendeva da baluardo a baluardo, che incuteva timore, ma che al tempo stesso infondeva sicurezza in chi vedeva in quei bastioni rifugio e protezione da guerra e devastazione.

Erano i cannoni delle mura che, sparando a salve, ricordavano la loro presenza sulla barriera di terra e mattoni erta dai lucchesi a difesa della loro amata Libertas.

Sparavano a salve perché, grazie anche al deterrente che essi, unitamente alla nuova muraglia, rappresentavano, non avevano più un nemico in armi da fermare, ma un popolo da rassicurare e da chiamare alla città per le grandi occasioni.

Sparavano a salve per accompagnare le grandi feste comandate: la Festa della Libertà, la Festa della Santa Croce e naturalmente la festa del Santo Patrono, S. Paolino.

Era l’antica tradizione della Gazzarra delle Artiglierie delle Mura, nata con le artiglierie stesse, prodotte nella fornace cittadina.

Dal 1799 i cannoni non ci sono più, furono forzatamente prelevati da un generale boemo di nome Klenau, che se li portò via come riparazione per i danni di guerra causati all’armata austriaca da un generale francese di nome Bonaparte. Da allora non ci sono più state le Gazzarre e non ci sono più i Bombardieri.

Ma da qualche anno sono stati notati alcuni strani individui vestiti di panno colorato intagliato alla moda seicentesca che, ubbidendo agli ordini di un burbero Conestabile dallo strano accento strascicato, escono da un piccolo sotterraneo situato sotto il Baluardo di S. Frediano, trascinando a fatica alcuni pezzi di artiglieria, cui danno strani nomi di rapaci, come “smeriglio o “falconetto”. Dicono di appartenere ad una associazione di ricostruzione storica denominata Historica Lucense, ma a vederli mentre issano, a forza di braccia e moccoli, i loro cannoni sulle rampe paiono più anime inquiete da troppo tempo dimenticate nelle profonde viscere della muraglia. Al loro passaggio i placidi bastioni lucchesi, avvolti da secolare torpore, sembrano ridestarsi riconoscendo in loro un’antica familiare presenza.

Si godono le poche ore d’aria concesse loro dalla storia rivissuta, sparando a Gazzarra e facendo vomitare fuoco e fiamme alle bocche dei loro attrezzi infernali, riempiendo l’aria di fracasso e di fumo puzzolente, onorando così, alla loro antica maniera, le feste di Lucca.

Se vi capitasse di vederli, sui baluardi o nella casermetta di S. Frediano dove hanno il loro covo, domandate loro della Muraglia; amano parlare di tutto ciò che ad essa è collegato, in virtù della secolare amicizia e cameratesca complicità che da sempre li lega al poderoso ammasso di mattoni e terra; così come amano parlare delle splendide artiglierie che un tempo la ornavano.

Attenti, però, a non chiedere mai loro del Klenau, li costringereste ad impegnare buona parte del loro già magro stipendio nell’acquisto di grossi ceri da accendere in gloria della Santa Barbara, cui da sempre sono devoti e al Santo Paolino, con cui dal lontano 1664 sono in debito.